Una finestra aperta e una speranza sospesa

Una finestra aperta.

Piove.
L’ombra smorta accompagna
l’incedere.
Dannatamente sublime del bosco il silenzio, rotto solo dai sospiri del lago.
Ad ogni curva, ad ogni angolo, mi pare di scorgere lungo il sentiero, la forma muta
ancora impressa nei miei occhi,
della tua nuca.
Si allontana.
Si allontana, come la vita che si porta dietro.
Non si volta, non si volta a guardare.
Eppure a un soffio da me, c’era un noi,
c’era il mare,
non questa pozza stanca e stantia.
Ma sei andata, sei andata via.
Sbiaditi eppur tenaci, i nostri sogni che si allontanano.
Animali notturni, rapaci
sonnecchiano al sole,
per tornar con le tenebre,
affamati, voraci.                                         Maledetti ricordi, ti beccano.             Non c’è fuga, non c’è scampo, ti trovano.                                                       Non ti lasciano, è uno stillicidio.            Assassini impuniti di cuoricidio.

Sono persi anche loro come le ore di alacrità,
persi e dispersi
come le parole e i gesti di cui non siamo stati capaci.
Persi gli abbracci, persi i bronci, persa la felicità.
Erano giorni di versi,
e noi così uguali, perfettamente diversi.
Siamo crepe,
rovine,
su questi antichi muri caduti,
su queste ferite aperte, mai chiuse,
cresceranno mille edere con radici avventizie,
e noi come alberi solitari,
sparuti,
ci arrenderemo a radici fittizie.
E adesso voglio, voglio
una finestra aperta
e una speranza sospesa.
Ancora e ancora.
Una vita che sia un’eterna sorpresa.
E ancora, ancora.
Un sorriso a cui aggrappare
le mie malinconie,
un sorriso che sia solo per me,
una mano tesa,
quando per colpa del mio essere sbagliato,
mi faccio abbattere dalla vita con le sue traversie.
Datemi un treno in partenza
per nessun dove,
e mille ferrovie,
datemi la voglia di ripartire
e l’amore per restare.
Rivoglio quella luce
che cerco e non c’è più,
rivoglio quella voglia che non so più dov’è.
Avrei bisogno della vita che ti sei portata con te.

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