Tacciono le voci sotto le macerie.
Nessun crepitio,
nessun lamento,
nessun vocio.
Tace tra i vicoli il vento,
l’acqua della fontana,
della chiesa la campana.
Vi scrivo perché non posso parlare,
vi scrivo perché non posso tacere.
Ricordo ancora dell’estate l’ultimo sussulto,
la terra che trema, il boato, la paura,
il tumulto.
Lo schianto,
le case crollate,
il pianto.
Le vite spezzate,
i sogni che nessuno avvererà,
la disperazione,
l’applauso alle salme,
la solidarietà.
La commozione.
Dove sono i miei bambini?
Non lì sento più gioire,
non lì vedo più giocare.
Sarà questa coperta di neve che nessuno verrà a spalare,
che non mi permette di sentire il calore.
Seppellita troppo in fondo,
siamo formiche sul dorso del mondo.
Ancora la terra sussulta trema e danza,
trema la speranza che non può crollare.
Risorgero’ dalla polvere come dalla cenere la Fenice,
non posso morire.
Risorgero’ e rimarrà solo una cicatrice,
sono il cuore d’italia,
mi chiamo Amatrice.
Rosario Lubrano
Bellissima! Toccante, bravo.
“Rimarrà solo una cicatrice…”
Grazie
Bella e toccante!
Grazie a tutti!
Anch’io ero lì quel giorno e le parole di questa poesia sono le stesse sensazioni ed emozioni che io e penso tutti quelli che c’erano hanno provato è bellissima fino al punto di farmi briluccicare gli occhi
Ciao. Io non ero lì, ma ho conosciuto il dramma del terremoto. Il terremoto dell’Irpinia, il terremoto del bradisismo della mia città. Gli sgomberi, la paura è tutto il resto. Sono un terremotato anch’io. Non posso non essere vicino con il cuore, a tutti.