I vecchi guardano il mare

I vecchi aspettano la sorte e l’altra cosa che fa rima,
i vecchi aspettano il tramonto seduti sulla panchina,
oltre la linea c’è la fine del mondo,
oltre ancora niente sarà come prima.
Hanno le notti corte e i giorni meno,
sono barche senza remo ed ormeggio sicuro,
in balia delle onde che li fa sballottolare.
I vecchi guardano il mare.
Non c’è più niente qui che li può trattenere,
una baia,
insenatura o porto dove tornare.
I vecchi guardano il mare con gli occhi liquidi,
i ricordi, quelli vividi, sono andati persi nei solchi tra le rughe,
un grande amore,
un abbraccio alla stazione,
un sorriso sconosciuto,
un amante segreto e tanti piccoli misteri,
il resto cancellato
nell’arco temporale tra oggi e ieri.
Solo il presente, nessun futuro,
i vecchi guardano il mare come le crepe sul muro.
Tutti gli altri sono caduti
come denti di un sorriso sdentato.
Dimenticato,
cancellato e sepolto sotto una patina biancastra.
Forse è un bene non ricordare,
forse si ricorda solo ciò che si vuole,
il resto lo nascondiamo sotto una coltre di fumo giallastra,
quello che fa male,
lo scagliamo in cielo fra le nuvole.
I vecchi, o se preferite gli anziani,
guardano il mare,
tante onde hanno visto passare,
tante barche senza timone,
senza capitani,
senza padroni.
Guardano il mare perché non possono più nuotare,
tante volte sono andati avanti e indietro,
tante volte hanno rischiato di annegare,
tante volte di non tornare,
tante sono andati per la voglia di andare.
Un filo, solo un laccio sottile li lega a terra,
sono aquiloni troppo stanchi per volare,
conoscono il dolore,
sono stati innamorati,
hanno vinto battaglie,
ma hanno perso la guerra.
Nessuno vince a questo mondo,
siamo tutti perdenti,
ci crediamo invincibili,
ma in fondo
siamo solo zattere in balia delle correnti.
I vecchi guardano il mare
aspettando qualcosa,
un segno, una speranza, un sogno che li faccia contenti,
un volto amico, una mano tesa, una voce,
o sono solo in attesa di qualcuno che spenga la luce.