Bretelle rosse

Quell’anno, per il primo giorno di scuola, chiesi a mia madre in dono un paio di bretelle rosse.
Niente di griffato ai piedi, niente Cult, nessun jeans firmato Levis e nessun Bomber. Niente di tutto quello che mi avrebbe permesso l’ingresso al gruppo dei ragazzi fighi e all’attenzione delle ragazze.
Bretelle rosse.
Non rammento perché, non ve lo so dire. Ero l’unico ad indossarle e mi sentivo speciale. Diverso.
Ovviamente, i bulli non aspettavano altro che vedermi con una cosa così insolita. Non è che non avessero motivi per darmi il tormento per altro, ogni bullo che si rispetti, un motivo lo trova sempre. In questo, parecchi di loro hanno molta fantasia. Fu così che fui costretto a subire quel gioco doloroso dei miei compagni: afferravano gli elastici, li tiravano per poi colpire la mia schiena. Ed io? Scappavo, ma non ci pensavo minimamente a non mettere più le mie bretelle rosse. Spesso riuscivo a non farmi prendere, altre volte no. Quando riuscivano nella presa, indietreggiavo, camminavo a ritroso il più velocemente possibile per ridurre l’intensità del colpo. Ogni volta era una frustata, doppia frustata.
Ma quel giorno tutto cambiò. Non ricordo se fu una decisione ponderata o se semplicemente scattò qualcosa in me. Quando lo vidi arrivare ad ampie falcate, rallentai. Mi feci prendere. Lui era molto più alto di me, era robusto ed aveva le mani enormi. Avrebbe potuto fare di me ciò che voleva, ed invece… Afferrò l’elastico delle bretelle e cominciò a tirare, aveva quell’espressione di goduria che hanno tutti quelli che sanno di vincere facile. Questa volta non indietreggai, questa volta feci uno scatto deciso in avanti. Sentii il respiro trattenuto del suo stupore, ma non allentò la presa.
Fu allora che accadde. Sganciai i fermi delle bretelle, vidi i due pezzi di metallo passarmi ad un niente dagli occhi, sentii distintamente nelle orecchie la frustata che lo colpì. Mi girai e il sorriso era sparito. Lo stupore, quella era la faccia dello stupore. Quel giorno imparai.
Imparai che nella vita sono tante le cose fanno male: cercare di essere se stessi, felici nella diversità, indietreggiare piuttosto che andare avanti e scegliere. Imparai che se vuoi che le cose cambino devi rompere gli schemi, non devi aver paura di andare avanti per non far male agli altri, che tanto gli altri, se indietreggi ti colpiscono alla schiena.
Imparai che la libertà ha un prezzo, e che per essere libero devi fare una scelta.

119Shares
Total Page Visits: 2943 - Today Page Visits: 1