Mamma, non è un segno sul ventre,
una ferita,
non la tua mano stretta alle mie piccole dita,
nemmeno per il dono della vita.
Avresti potuto raccogliermi per strada,
saresti potuta essere di un altro sesso,
sarei potuto venire al mondo in vitro,
non importa, è lo stesso,
è un dettaglio,
non è questo che fa te mamma,
Seguii i tuoi passi
come fa un pulcino
attento a non inciampare negli ostacoli,
attento ai sassi,
sgambettando incerto,
per starti vicino,
saltando i fossi.
Mi hai guidato mamma,
o meglio, ho seguito il tuo odore,
che sa di talco, di pane appena sfornato,
ne ho seguito la scia,
per non perdermi su questa via,
ma,
s’ inciampa e si cade,
ci si fa male,
tu mamma,
non lo puoi evitare.
Hai teso la mano per farmi rialzare,
goffo , sono rovinato al suolo,
ho pianto
quando non riuscivo a stare in piedi,
ma non mi hai lasciato mai solo.
Mi hai insegnato a camminare,
a correre, a saltare,
cado ancora,
ma, ogni volta sento meno dolore.
Tu non te la prendere se intanto io vado avanti,
ti voglio e ti vorrò sempre bene,
sei l’unico essere al mondo che mi ama come sono,
non hai bisogno di cambiarmi.
Allora una cosa ora te la insegno io,
ricorda sempre, che per un figlio,
la mamma è Dio.