Adesso i tuoi giovani occhi
scrutano i miei,
vorresti cercare di capire.
Come in uno specchio,
vedere.
Non c’è niente da capire,
niente da vedere.
Non ero lì.
In ogni istante lo ripetevo a me stesso,
” non sono qui
non succede,
non accade,
non ci sono io“.
Non c’è mai stato un Dio.
Eppure le mie orecchie hanno sentito:
Il grido di dolore di milioni di innocenti,
disperati lamenti,
preghiere in mille lingue diverse,
richieste di grazia,
frasi sconnesse,
il pianto dei bambini strappati alle madri,
ogni lacrima è come un coltello piantato nel cuore,
mi strazia.
Frustrazione, dolore,
disgrazia!
Le narici inalano
sudore,
paura e rabbia,
stipati a centinaia
su quei vagoni,
come tanti piccoli granelli di sabbia,
un oceano di visi,
indistinti,
tra loro confusi…
Fuori,
colpi a bruciapelo,
ferro freddo su carne calda,
ottusa ignoranza,
cinica, spietata,
non sente ragioni,
non ha cuore,
preme il grilletto,
si spegne l’innocenza,
cala tenebra sull’ umanità.
Stivali trascinati sulla ghiaia,
polvere da sparo e fumo.
Ho respirato l’anima delle mie sorelle,
ho visto e non avrei voluto,
mio fratello sparato,
con queste mani,
ho pulito il suo sangue dal selciato,
ho visto volare via i miei figli
in nuvole di fumo denso e nero,
odore di carne bruciata,
ho calpestato le loro ceneri
depositate al mattino sui campi
come neve sporca.
Non ho pianto,
e nella notte,
ho pregato affinché sopraggiungesse la morte,
per non vedere,
per non sentire,
per non morire ogni minuto,
ad ogni singhiozzo,
ad ogni sparo,
ogni tonfo sordo sulla neve,
per non vedere più,
brandelli di uomini accatastati
come legna da ardere.
Non ero li allora , forse non ci sono mai stato,
non sono qui adesso.
Con la mente
ci ritorno spesso,
e quando la gente
mi dice che sono fortunato,
gli rispondo che sono stolti,
perché sono morto anch’io lì,
ma sono ” tornato”.
Rosario Lubrano