Rosso

Bianco neve.
Uomo,
scarpe rotte
piedi nel gelo,
faccia al muro per non guardare negli occhi la morte.
Il capo chino aspetta.
È verde.
Non la speranza,
non quella.
Non c’é speranza per lui.
Non può scegliere,
verde è la sua divisa,
lui non pensa,
lui non spera,
lui esegue.
È azzurro,
il cielo sopra le loro teste quasi incombe
è uguale
lo stesso,
opprime tutti e due allo stesso modo,
uno non si sveglierà più domani all’ alba,
l’altro si odierà per il resto dei suoi giorni.
Ricordi scendono a rivoli
poi fiume in piena
solcano il viso dell’ uomo contro il muro,
avrebbe voluto
dire
avrebbe voluto
fare
avrebbe voluto
abbracciare
avrebbe voluto
baciare
avrebbe,
ma non potrà mai più mai.
Nera.
La sorte,
per entrambi.
Nera come la canna del fucile che punta la schiena,
ottusamente
fottutamente
nera.
Come la morte.
Grigia.
La voce che squarcia il silenzio, voce senz’ anima.
Ordina.
Sussultano i cuori,
insieme.
L’uomo con il fucile si guarda attorno.
Altri come lui puntano,
mirano.
Chissà…
Chissà se pensano.
L’uomo faccia al muro,
raccoglie tutta la fierezza di cui è capace,
con la mano sudicia asciuga il viso,
si gira,
è pronto.
Si incontrano i loro occhi,
si vedono,
si riconoscono,
sono occhi di bambini che fanno un cattivo gioco.
Uno sembra dire all’ altro “non lo farò,amico,non io”.
E l’altro rispondere
“Lo farai,lo sai,devi”.
Dito adunco trema sul grilletto,
il sudore cola sulla fronte,
il cuore palpita
come quello dell’ altro in piedi
è uguale,
è “Rosso”
pensano entrambi.
Hanno paura.
Tutti e due.
È l’ora.
Si alza un braccio,
poi si abbassa.
Il primo colpo non lo sente arrivare.
Appena sopra la cinta.
Sente liquido caldo scendere giù, “È Rosso”pensa.
Sibila un proiettile a un niente dall’ orecchio,
incrocia le mani sulla faccia,
si copre come un pugile.
Il secondo,
arriva silenzioso,
una puntura d’insetto nella clavicola,
e fa male,
indietreggia
barcolla,
mille aghi si conficcano, attraversano la carne,
mille spilli di fuoco,
cade in ginocchio,
sembra pregare,
ma dio non c’è,
non c’è mai stato.
L’uomo con il fucile non ha sparato,
ma lo dovrà fare lo sa bene vorrebbe sbagliare
vorrebbe andare a vuoto,
ma l’altro è in ginocchio,
lo supplica,
e …




Preme il grilletto.
È l’ultimo sparo,
quello buono,
quello giusto.
Arriva preciso sulla fronte disegnando un terzo occhio,
il piombo rovente lo attraversa come una lama nel burro.
Da lì esce la vita.
Vorrebbe ringraziare,
ma non ha tempo,
non basta mai il tempo,
neppure per morire.
È il mondo diventa viola poi rosso,
poi si spegne la luce
ed è nero.
Fumo denso grigio azzurrognolo sale nel cielo,
l’odore acre della polvere da sparo riempie i polmoni.
Un tonfo sordo sul bianco che s’impregna di Rosso
porpora
vermiglio
cremisi
scarlato,
ma sempre e comunque
Rosso.




Rosario Lubrano

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tina
tina
10 anni fa

fottutamente intensa….non ci sono più parole.

tina
tina
10 anni fa
Reply to  rosariolubrano

😀

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