L’ultimo cioccolatino

“Una volta conoscevo
un tizio, sai?” Disse Tom asciugando la fronte madida di sudore. Guardò dritto nelle palle degli occhi il suo amico, piantò la pala nel terreno e continuò il racconto. “Era un tipo sveglio, anche se aveva l’apparenza di uno con la testa tra le nuvole. Cioè, poteva pure essere, ma se sapevi guardare bene nei suoi occhi, capivi che non era affatto stupido. Era un buono, ecco. Sul metro e ottanta, i capelli nero corvino, quel nero che sembra troppo nero per essere vero. Invece lo era. Due begli occhi verdi ed il fisico atletico. Non proprio un Adone, ma comunque un bell’uomo”.

Tom sbuffò per liberarsi di un ciuffo di capelli che gli si erano parati davanti agli occhi, si mise a sedere e invitò il suo amico a fare lo stesso.Tirò fuori un pacchetto di Pall Mall e ne offrì una a Jack. “No grazie, quella merda uccide, e tu sei proprio un coglione a voler morire così” disse Jack con un mezzo sorriso. Tom non ci badò, probabilmente, gli avevan dato del coglione un milione di volte per quel motivo, e lui sapeva che avevano tutti ragione.Si mise quella merda tra le labbra e gli diede fuoco. Inspirò merda e la ricacciò un attimo dopo dalle narici e dalla bocca. Merda e qualche istante della sua vita. Il fumo azzurrognolo si propagò tutto intorno a lui e gli fece strizzare gli occhi. L’ altro muoveva la mano come a scacciare qualche insetto molesto. Tom continuò:

“vedi Jack, ci sono tanti modi di morire lentamente, questo non è il solo, ce ne sono di più terribili, sai? Jack annuì, il suo amico era un coglione, ma aveva ragione.  “Il tizio atletico di cui ti parlavo  è un esempio. Un giorno il tizio decide di sposarsi. Sai cosa succede agli uomini che si sposano?Per prima cosa iniziano a metter su pancia. E tu mi dirai che si sentono rilassati, appagati, stanno bene, vivono meglio ed è per questo che diventano più rotondi, vero? Jack non si mosse e non disse. ” Ecco amico mio, ti sbagli se pensi questo, gli stolti possono pensarlo. Quella rotondità dell’ addome non è grasso, è il fegato. Il tizio tornava a casa tutti i giorni dal lavoro stanco morto, ed era costretto ad ingurgitare tutte le pietanze che la moglie gli faceva trovare. Roba condita troppo, roba pesante da digerire. E giorno dopo giorno, lui continuava a ingrassare, fino a divenire enorme. Una palla di lardo. Lui ogni volta supplicava la moglie di smetterla con quei piatti troppo pesanti, e lei ogni volta prometteva di farlo, ma era nella sua indole, capisci ? Non poteva smettere. E lui continuava a stare male, a trascinare a fatica la sua mole, non dormiva, non respirava, ma intanto continuava a mangiare. Ogni volta si diceva tra se “vabbè, ha promesso, è l’ultima volta. ne ho digerire tante, anche di più pesanti, riuscirò a digerire anche questo “. E lui continuò fino a che un giorno si accorse di non riuscire più a fare le scale, era diventato troppo pesante.

E… “Ma perché lo faceva? Perché continuava a mangiare?” Lo interruppe Jack. Tom lo guardò un po truce, come chi è stato colpito nel vivo, si spense la sigaretta nel palmo della mano senza mai abbassare gli occhi dal suo amico, si fece cupo e disse “perché era malato. Disturbato al limite della follia. La sua malattia era incurabile, la sua malattia è quella che tutti dicono essere il più grande sentimento, era malato d’ amore. Purtroppo, sono tutte stronzate sai? L’amore è come questa merda che fumo, la prima volta che lo provi dà alla testa. Ti fa sentire leggero, spensierato, rilassato, poi ti eccita e ne vuoi sempre di più. Non ne puoi fare a meno, da assuefazione e dipendenza. Piano piano ti rimane la speranza. Ogni volta che mi accendo una di queste” roteò la sigaretta davanti agli occhi di Jack “ogni volta spero di provare la stessa sensazione di piacere della prima volta, e invece no, trovo solo merda. Ne sono consapevole eppure non me ne riesco a liberare e fino all ultimo io ci spero. Ma niente, non rimane che il mio desiderio non appagato, la mia dipendenza e cenere tutto intorno. Lui era così, la speranza l’ha ucciso”. “Ucciso?”Jack trasalì. Tom mise il cadavere della sigaretta tra il pollice e l’indice e la fece piroettare lontano. Aveva nelle mani ancora il segno della bruciatura, ma non aveva emesso un sibilo di dolore, nulla che avesse fatto pensare al dolore. Jack pensava che con quel gesto il suo amico avesse voluto impressionarlo, e ci era pure riuscito. ” è abituato al dolore, è assuefatto…” Pensò.

“Si, ucciso” continuò Tom. “a volte la morte non è la cosa peggiore che ti può capitare. Un giorno il tizio tornò a casa e trovò il pasto più sontuoso di sempre, c’era proprio tutto. Tra le lacrime cominciò a ingerire tutto. Alla fine la moglie che per tutto il tempo era stata capo chino a guardare, gli stampò un bacio sulle labbra e lo abbracciò forte. Lui era contento. quella forma di contentezza che più si avvicina alla felicità, ma quando la moglie si ritrasse, lui notò che aveva le mani nascoste dietro la schiena e di nuovo il capo chino. “Cosa nascondi?” le chiese. Lei portò davanti ai suoi occhi un cioccolattino, uno molto piccolo. A malincuore, Lu lo prese. Infondo era solo un piccolo cioccolatino. L’ultimo cioccolatino.  Che vuoi che sia ? L’ultimo cioccolatino. Scartocciò lentamente, lo mise in bocca ed ingoiò. Attenzione, non lo fece sciogliere, nemmeno lo masticò, forse aveva fretta che tutto finisse. E fu allora che…” “Che…?”

Tom si era fermato e Jack era sulle spine “Dannazione! Continua, bastardo” Tom rise sommessamente di un riso amaro, Jack capì “Fu allora che esplose. Ci misero mezza giornata per pulire i suoi pezzi dal pavimento e dai muri. Aveva ingoiato talmente tanta merda che quel piccolo cioccolato lo aveva fatto esplodere. Ironia della sorte…Strana la vita, vero? Gli stolti risero di lui, gli ipocriti pure. Per quanto mi riguarda, io ho provato solo tanta compassione, la stessa che provo per me per questa merda che fumo. Magari qualcuno avrebbe dovuto aiutarlo, gli avrebbe dovuto consigliare una dieta. Magari lui non avrebbe accettato consigli, chi lo sa. Il più delle volte le persone così non ce la fanno. Sono consapevoli pure, ma non riescono a tirarsene fuori. Eppure sarebbe stato tanto semplice smettere di mangiare, non trovi?” Jack era turbato dalla storia assurda che l’amico gli aveva raccontato. Alzò il suo gran culone dalla sedia, accennò un saluto. Tom lo vide andarsene mestamente trascinandosi dietro la sua mole. Ebbe compassione per tutti e due. Si accese un altra sigaretta.

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