I gabbiani

E quando i gabbiani reclamano il loro spazio, quando il sole si va a bagnare tingendo il cielo di rosso e la sabbia si fa rosa, è proprio in quell’istante che la mente vaga. Gira e rigira arriva sempre a quel bacio mai dato, che l’elicriso lo sa, spero ci sarà. Girano i pensieri e volano nel cielo, come i gabbiani che, richiamati chissà da quale impellenza, o così solo per la voglia di volare, vanno dove gli pare ed è sciocco ed è stolto da parte mia volerli fermare. Voler fermare quel momento nella memoria di uno scatto. No, i pensieri vanno e sanno dove vogliono andare. Planano e si adagiano dove vogliono. Sono ribelli ed è ingiusto volerli imbrigliare, non ci posso fare niente e nemmeno tu potrai, se domani, quando il sole verrà a bussare dopo un lungo viaggio li troverai sul tuo cuscino. Che senso ha volersi controllare se davanti a questo immenso si prova un po’ di paura, che senso ha questa dolce tortura che mi tocca guardare lontano dalla tua aura? Niente, non c’è senso, non c’è motivo, non tutte le cose le possiamo spiegare, non tutte le cose le possiamo controllare, come i gabbiani in volo sul mare senza nessun perché, e questi miei pensieri che, inevitabilmente, lo so, arriveranno a te.
Ed ora che tu hai premura di vivere, ora che io ho premura di scrivere che dall’amore non si può scappare, come il gabbiano, possiamo solo farci trasportare dal vento o dalla corrente ascensionale.
Vespero ha già fatto capolino,
io a capo chino guardo la punta dei piedi affondati nella rabbia. Prima di andare, riporterò qualche granello sotto le suola, andrà via come la salsedine da questa faccia, come il vuoto da queste mani che un giorno ti avranno. Non ora, non oggi, ma tutto tornerà domani. L’impotenza dell’assenza, i pugni stretti, i sospiri al cielo, questa dolce malinconia, i gabbiani con i loro voli, la speranza di vederci assieme e questi pensieri gitani.

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