I figli abbandonati dal dio degli uomini

Foto di Francesco Malavolta




Avessi toccato il suolo
forse sarei rinato,
ma sono qui con il cuore chino.
Sono uno, nessuno e forse… trino.
Mio dio, dio mio, perché mi hai abbandonato?

Ma lui non sente, oppure non vuole,
oppure non è mio, sono infedele,
figlio di un dio minore.
Scappo da chi mi ha rapito,
stuprato,
ferito,
vessato,
sfruttato,
schiavizzato,
Mio dio, dio mio, perché mi hai abbandonato?
Non sai quante volte l’ho pregato:
<< ferma questa guerra>> !
Ho supplicato,
accecami che non voglio vedere.
Non voglio vedere i miei cari morire,
prendi me che non voglio soffrire.
In ginocchio, ho pianto disperato,
mani strette fino a sanguinare
mio dio, dio mio perché mi hai abbandonato?
Ho un nome
Un cognome
Una matricola
Ore otto
Ogni mattina
Il mio sguardo sale su
Braccio destro
Altezza ciglio
Ho coraggio capitano
Doneró la mia vita per la patria
Non importa da quale paese provengo
Non importa se ho famiglia
Non importa da quanto tempo non vedo i miei cari
Porto sulle spalle il passato dei miei avi
Tra scogli e mare
Il mio riparo
Il compito
Osservare su di un faro
La solita macchia all’orizzonte
La costa
La solita scialuppa
Io, la solita risposta
Tensione
Fucile in postazione
Sempre più concentrazione
Occhio al mirino
Un cecchino pronto per lo sparo
Non importa da quale paese provengano
Non importa la loro età
Non importa se hanno famiglia o da quanto tempo non vedono i loro cari
Porto sulle spalle il passato dei miei avi
Ho un nome
Un cognome
Una matricola.
Sulla via
 ho raccolto tante corone di spine uguali alla mia,
tante anime, una sola voce,
tanti poveri Cristi, la stessa croce.
Ho mangiato polvere e sabbia,
dolore, paura e rabbia.
Ora bevo il mare di chi ha mangiato la mia terra,
stuprato, ferito, vessato e schiavizzato, gli tendo la mano da buon fratello,
ma lui mi respinge, è il mio il fardello.
Mio dio, perché mi hai abbandonato?
Mi sarebbe bastato solo un gesto d’amore
per vivere bene,
ma sulla strada ho trovato anche la tua ignoranza, la prepotenza, l’indifferenza l’arroganza.
E mentre mi inghiotte il blu,
si spegne la speranza,
avresti potuto salvare la mia vita,
e invece si chiudono gli occhi e scendo giù.
Mio dio, perché mi hai abbandonato?
  Davide Irah  e Rosario Lubrano 

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