in un letto di sogni,
custodia uno per l’altra.
Con il dito ti spostavo
una ciocca ribelle
dietro l’orecchio.
E tremavi quando le mie labbra
ti sfioravano la nuca
ed erano sorrisi…
Poi, con la voce di bambina timida…
appena un sussurro
” raccontami una favola ”
C’era una volta…
Una panchina persa a guardare
l’orizzonte,
quel filo sottile e impalpabile
che si perde tra le onde,
e diventa così vicino
quando al tramonto il sole si adagia sul mare,
e diventa puntino rosso,
tanto che se strizzi gli occhi
ti sembra di afferrarlo con la mano,
e la panchina aveva fantasia,
e grandi sogni,
e così ogni volta che mare e cielo
si sfioravano arrossendo,
immaginava qualcuna che dall’altro lato dell’immenso
arrivasse a dargli un senso.
La favola eravamo noi,
noi quel senso…
Ma, quello che arriva trasportato dalle onde,
poi il mare lo riprende,
e…
Facciamo un gioco!
Apri la mano e c’è,
chiudi stretto il pugno a trattenere,
conta tre,
distendi le dita
e…
c’era una volta…
Cucu’…
Adesso non c’è più…
Cosa c’è adesso?
Una panchina che guarda solitaria l’orizzonte,
dall’altro lato…
pure…
Eravamo Noi
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Tenera!
Grazieee