Dove vanno a finire i palloncini?

DOVE VANNO A FINIRE I PALLONCINI?
C’era una volta un palloncino buffo e strano ….
Già, era proprio strano, diverso dagli altri. Chi l’aveva disegnato, era stato cattivo con lui, non gli aveva disegnato un bel sorriso, ma, un’espressione piuttosto malinconica. Aveva infatti per bocca, non un raggiante sorriso, ma una linea orizzontale appena accennata. Era un palloncino triste. Passava le sue giornate legato a uno spago insieme agli altri palloncini. Ma, mentre gli altri, quelli belli, ridevano e si divertivano tra loro, lui se ne stava in disparte. C’era stato un tempo dove gli altri lo schernivano, lo deridevano, adesso non più. Adesso, semplicemente lo ignoravano. A volte il palloncino buffo si sentiva un fantasma, ma in fondo era quello che voleva. Rimanere invisibile agli occhi di tutti. Era facile essere felici con il sorriso sempre stampato in faccia, si ritrovava a pensare il buffo palloncino. Era facile essere scelti dai bambini se avevi la faccia sorridente. Lui, ormai, si era abituato a vedere gli altri palloncini che lasciavano felici il negozio, legati alla mano di qualche bambino. I primi tempi ci rimaneva male,poi,si era semplicemente abituato,se arrivava qualche bambino,lui non ci faceva più neanche caso,si era rassegnato,aveva perso ogni speranza. Ma aveva pur sempre un sogno anche lui. Era un sogno bellissimo che si ritrovava a fare ogni qualvolta guardava fuori alla vetrina di quel piccolo emporio. C’era un campo fiorito lì fuori e c’era … c’era il cielo azzurro,un infinito orizzonte nel quale perdersi,il suo sogno era quello di poter volare un giorno libero nel cielo e scoprire dove vanno a finire i palloncini liberi. Se l’era sempre chiesto e mille e più giorni,aveva fantasticato.
Un giorno il campanellino appeso alla porta del piccolo emporio,trillò. Lui non ci badò per nulla,in fondo era un giorno come un altro e lì tutti i giorni trascorrevano uguali. Sarebbe entrato qualche bambino e ne sarebbe uscito con un bel palloncino sorridente legato al dito. Quel giorno non fu così. Con sommo stupore,vide che il ditino paffutello e minuscolo di una bimba,indicava proprio lui. Gli altri palloncini,sembravano sbigottiti pure più di lui,non poteva essere,quella bambina doveva essere parecchio strana per scegliere un tale sgorbio. Lui,non badò minimamente alle risatine di scherno degli altri e restò con il fiato sospeso a guardare sbigottito quel ditino che indicava lui. “ A scelto me” pensò. E mentre lei si avvicinava,il suo cuore fatto d’elio,cominciò a battere sempre più forte,si sentì arrossire in volto,fortuna volle che nessuno l’avrebbe mia notato,lui,il buffo palloncino era “ROSSO”. Volle da subito bene a quella bambina che l’aveva portato via dalla sua prigione di solitudine e infelicità. Trascorsero giorni lunghi e felici,la bambina era adorabile e lui faceva del suo meglio per renderla felice. Volteggiava più che poteva nell’aria,faceva capriole,tutto per vederla ridere. Ma come tutte le cose belle,prima o poi inesorabilmente finiscono,ed iniziarono i giorni dell’abbandono. Lei,aveva trovato giochi più belli e divertenti di lui. Adesso,per la prima volta,come non gli era più successo da tempo,si ritrovò a scrutare l’orizzonte,cominciò a farsi domande. Si chiedeva cosa ci facesse lì legato come un pappagallo al suo trespolo,cosa gli era successo e come mai aveva rinunciato al suo sogno. La sua risposta la trovò incrociando gli occhi della bambina. Quell’esserino, non meritava quei suoi pensieri,lei,lo aveva salvato e lui era un ingrato a pensare certe cose.
Un giorno d’inverno,la bambina lo portò con se a fare una passeggiata. Lo legò al ramo basso di un albero e si allontanò di qualche passo. Stese una tovaglietta di quelle che si usavano per i picnic e vi si adagiò. Dallo zainetto che aveva portato con se,estrasse un pennarello. Cominciò a guardare il palloncino con fare misterioso. Lui,rimase titubante e cominciava a chiedersi cosa le passasse per la testa. La bimba si avvicinò di qualche passo e inclinò la testa per scrutarlo meglio,adesso lui provava un certo disagio,ma non ne capiva l’origine,ma poi accadde l’inevitabile. La bambina,con la bocca tolse il tappo al pennarello e si avvicinò a lui. In un primo momento,lui restò fermo,poi capì cosa voleva fare la bambina e si sentì morire. La bambina,voleva disegnare il sorriso sulla sua faccia. In quel momento,vide le nubi addensarsi fuori e dentro di se,una goccia scese sul suo viso di plastica e non poteva sapere se era pioggia o il suo pianto. Si divincolò,la bambina non riusciva ad afferrarlo,si alzò il vento. Successe tutto molto in fretta,approfittò del vento e riuscì a liberarsi del ramo che lo teneva imprigionato,la bambina tentò disperatamente di acchiappare la cordicella,ma non vi riuscì. Era libero. Lo era,ma aveva la morte nel cuore. A che prezzo?. Era libero,ma non si sarebbe mai sognato che questa condizione l’avesse fatto soffrire così tanto. Anche lei voleva cambiarlo,anche a lei che l’aveva scelto in mezzo a mille altri più belli,adesso non stava più bene. Guardò un attimo giù e vide la disperazione della bambina,ma,ormai non c’era più nulla da fare,ormai,poteva solo andare avanti e in alto sempre più su. Per un attimo,un ramo spoglio si era proteso in cielo come un artiglio per cercare di fermare la sua corsa,ma non vi riuscì,lo scartò ed ora aveva solo un pensiero,doveva scoprire dove vanno a finire i palloncini liberi. Salì sempre più su,e ripensando a quello che era successo e alla sua vita,le sue lacrime si mescolarono con la pioggia,ma lui,non poteva piangere,lui era “Rosso”,lui aveva un sogno adesso da realizzare e sarebbe andato fino in fondo. Salì più in alto dei grattacieli più alti della terra,le cose laggiù,erano solo piccoli puntini insignificanti. Man mano che saliva,si sentiva sempre più libero e felice,aveva già dimenticato la bambina e tutto il resto. Tutto alle spalle,adesso era un palloncino si buffo,ma libero. Cominciò a volteggiare e roteare su se stesso,disegnò ghirigori nell’aria degni di un’artista rinomato,un fulmino lo sfiorò,evito per poco di essere risucchiato dalle pale di un aereo,ma niente lo spaventò. Lui era libero. Scese la notte e fu preso dallo sconforto. Guardò la luna sopra di lui,e per un attimo penso che forse la sua destinazione era giunta, “forse è nella metà oscura della luna che devo andare” pensò. Ma non fu così. Continuò a salire sempre più in lato,adesso poteva scorgere,guardando in basso,uno ad uno tutti i crateri lunari. Pensò che poi la luna vista da così vicino non era poi così tanto romantica. Si fece trasportare dai venti e dalle correnti ascensionali quando era stanco. Un piccolo palloncino buffo,in balia dei venti,questo era,ma lui non poteva farci niente. Nella vita bisognava fare delle scelte,si,lui era stato obbligato a farla,ma l’aveva pur fatta e non poteva tornare indietro. Adesso però,sentiva che non era stato lui a scegliere,ma la vita l’aveva fatto per lui. Forse chi gli aveva negato il sorriso,chi l’aveva fatto diverso,forse la bimba che voleva cambiarlo ad ogni costo,forse era stati loro a scegliere. Mentre pensava a tutte queste cose,si sentì più leggero, e si accorse guardando in basso,di non avere più la cordicella. Adesso,volendo,nessuno avrebbe più potuto catturarlo. E passò un giorno e poi ancora un altro,la sua libertà cominciava a pesargli come un macigno. E venne di nuovo la notte e lui chiuse gli occhi per riposarsi,e mentre era così e si faceva dolcemente cullare dall’aria,sentì dentro di se un senso di pace. Non era più importante dove stava andando,l’importante era andare. In quel momento la sua testa toccò qualcosa di solido e allo stesso tempo morbido,si accorse che non stava più salendo. Era fermo. Aveva paura di aprire gli occhi,paura di quello che poteva vedere. Era giunto alla fine del suo viaggio e adesso aveva paura. Si fece forza e lo fece. Intorno a lui,c’erano milioni di miliardi di palloncini di tutti i colori forma e dimensioni,si guardò estasiato intorno,un milione di emozioni gli attraversarono la testa in un attimo. Era giunto a destinazione finalmente. Tutti,ma proprio tutti i palloncini avevano il sorriso stampato sul viso e tutti avevano gli occhi chiusi. “Così è qui dove vanno a finire tutti palloncini liberi”. sentì uno strano formicolio agli angoli della sua bocca di plastica,rimase sbigottito così per un attimo … chiuse gli occhi e sorrise.

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