Amplessi della solitudine

I nebbiosi amplessi riempiono le solitudini, nascondono inquietudini, frustranti sensi di inadeguatezza scivolano, perplessi. Tra le fila di alberi,
dondolano le auto malcelate, sulle sponde della porta dell’Ade. L’acqua immobile, così come il firmamento in cielo. Scende un velo di malinconia sulla faccia nascosta della luna. Chissà quanti segreti affidate a queste lucciole da canneti, anime notturne che poi di giorno nessuno vede, le parole le porta via il vento e nessuno ci crede .  Cercano l’amore perduto, per colpa o perché il fato così ha voluto, l’amore distratto, non corrisposto, ultimo pezzo del puzzle che mette la vita a posto, quello rinnegato, l’amore vero, l’amore amato.
Quello che chiami surrogato è
miele che toglie l’amarezza, ma non placa la sete. E cala la tristezza tra i due corpi nell’attimo dopo l’esplosione, cresce il silenzio che spegne ogni cigolio, la speranza e l’illusione. E braccia dopo braccia, bacio dopo bacio da labbra sconosciute, perdersi, perdere se stessi tra frasi di circostanza ed altre amenità, perdere ogni senso senza capire che, questa è solitudine e non libertà.

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