Quello che fa un amico

Passi, passi pesanti. Aria spessa, aria densa, aria greve. Davanti all’uscio, un respiro profondo, un sospiro, poi, un rantolo. Gli occhi alla targhetta di ottone “Mattia G.”
L’amico più caro, amico da una vita. Si erano spartiti tutto quello che umanamente era possibile: spiccioli rubati dal borsellino delle madri per comprare un ghiacciolo, una bustina di figurine Panini, qualche gettone per il biliardo. Si erano passati le donne. “Provaci, quella ci sta”, oppure “lascia perdere, è una scopa torta “.
Adesso, era lì e doveva dire.
Toc Toc Toc, tre colpi, lui avrebbe capito. La porta si schiuse.
Mattia era lì, sempre il solito, sempre uguale e unico. Gli si fece incontro, lo guardò un attimo come se per la prima volta lo vedesse, aveva gli occhi lucidi e gonfi, aveva pianto. Lo abbracciò, lo strinse forte, troppo forte. Franco trattenne una smorfia di dolore.
Che era successo qualcosa, era facile intuirlo, l’aria era densa e spessa in una coltre di fumo.Le finestre abbassate non aiutavano a ricambiarla, sul tavolino davanti alla poltrona c’era poggiata una bottiglia di Jack quasi vuota, ciò non era strano, quello che non tornava, era il fatto che mancava il bicchiere “stai tracannando dalla bottiglia, che ti è successo?” pensò Franco, ma per il momento tacque.
A terra c’ era un tappeto di fazzolettini di carta che sembrava di stare in un cesso pubblico, o in un’area dove le coppiette sono solite appartarsi per fare l’amore.
C’era di mezzo una donna. Era certamente così, conosceva Mattia.
“Che ci fai qui? “esordì Mattia.
“Ero venuto a dirti una co…”Non finì nemmeno la frase, che Mattia scoppiò a piangere. “Vieni amico mio, sediamoci sul divano, raccontami tutto”. E Mattia raccontò, singhiozzando, regredendo fino a diventare un bambino, ma raccontò tutto. E Franco ascoltò dall’ inizio alla fine. Ogni tanto faceva qualche domanda, porgeva qualche fazzoletto, gli e si versava da bere, cercava di calmarlo, gli diceva che tutto si sarebbe sistemato, gli diceva di non preoccuparsi.
La ragazza lo aveva piantato.
Non era la prima volta, e non sarebbe stata nemmeno l’ultima, ma ogni volta Mattia gli ripeteva che questa era la volta che non c’ era più niente da fare, ogni volta poi, si era rimangiato tutto.
Lui aveva chiesto scusa, lei aveva fatto la preziosa, allora lui l’aveva convinta con qualche regalo e qualche promessa. Si amavano, lo sapevano tutti che non si sarebbero potuti mai lasciare, tutti tranne loro, ovviamente.
“Insomma, sono un uomo finito, come farò senza di lei? Vorrei morire…” L aveva sentita già un milione di volte quella frase pronunciata dal suo amico, stavolta però, aveva provato fastidio, disagio, e si era un po’ accigliato, ma non lo fece vedere all’ amico. Anche perché Mattia, non se ne sarebbe nemmeno accorto. Era ubriaco e si stava addormentando.
“Riuscirò a vivere senza…” non finì, ormai parlava dal mondo dei sogni.
Franco, gli sorrise. Ripulì quel disastro di fazzoletti, prese una coperta dal letto e la sistemò per bene sul corpo dell’ amico. “Sei un bambinone, lo sei sempre stato “disse sottovoce. Avrebbe voluto stampargli un bacio in fronte, ma decise che sarebbe stato troppo da gay.
Si voltò per uscire, ma poi ci ripensò.
Su una mensola sopra la tv , c’era il cordless. Non ci fu bisogno di cercare in rubrica, sapeva già a chi aveva fatto l’ ultima telefonata, gli bastò un tocco sulla cornetta verde.
“Pronto” Una voce di donna strappata dal sonno rispose.
Venti minuti dopo, Franco era per strada, si sentiva più leggero, si sentiva migliore.
Il giorno dopo, Mattia si svegliò con un mal di testa micidiale.
Aveva un alito bestiale e un urgenza impellente di andare a pisciare. Svuotata la vescica ricordò tutto quello che era successo. Mattia l’ aveva tranquillizzato e messo a nanna e…
Il telefono squillò…
Era lei. “Amore?”
“Si piccola mia, sono io il tuo amore”, rispose Mattia felice e incredulo.
“Dobbiamo parlare, vediamoci al bar, quello sotto casa di Franco “ Disse lei.
“Certo! Dammi giusto il tempo di sistemarmi”.
Mattia, improvvisamente ridiventò l’ uomo più felice del mondo, aprì l’acqua e si fiondò sotto la doccia.
Un ora dopo era all’ appuntamento come concordato.
Lisa arrivò pochi istanti dopo, era scura in volto, lui capì subito che c ‘era qualcosa che non quadrava, ma non riusciva a capire.
“Mi ha perdonato o no? Mi ha detto Amore, non l’avrebbe mai fatto se non m’avesse perdonato, allora cosa succede? Perché quella faccia? “Tutti questi pensieri ruotavano nella testa come un vortice.
Lei si avvicinò, lui le andò in contro, si abbracciarono. Mattia sapeva che quell’ abbraccio era diverso. “Che succede? Lisa, mi spieghi? Lisa si staccò, aveva le lacrime agli occhi, fece per aprire bocca, ma subito la richiuse, in quel momento l’auto del padre di Franco si fermò davanti al portone.
Con un clangore infernale, il vecchio portone si aprì, c’era un tizio che aveva una pettorina con su una croce, trasportava qualcosa. In un primo momento non capì di cosa si trattasse, poi…
Subito dietro di lui, Franco, il suo migliore amico, aveva una mascherina. Il tizio, trasportava una bombola d’ossigeno.
Mattia si sentì mancare la terra sotto i piedi, non riusciva a capire, non voleva capire. Calò la tenebra fuori e dentro di lui. Black out totale, si sentiva come se fosse stato investito da un mezzo pesante. Faceva male, tanto male. Il cuore prese a battere più forte, e lo sentiva dappertutto, specie nelle tempie.  L’aria mancava, un nodo si strinse in gola. No, non poteva, non stava accadendo, queste cose accadono agli altri, non a lui, non a loro, per un attimo immaginò se stesso fuori dal suo corpo, ed effettivamente era quello che più desiderava, era un incubo.
Franco montò in auto.
Mattia guardò Lisa per chiedere sapeva già da quello che aveva visto, lo intuiva, ma si poteva sbagliare no? In fondo era reduce da una sbronza, poteva essere ancora sotto effetto dell’ alcol, o magari stava davvero ancora dormendo ,ma non riusciva, balbettava.
Lisa gli spiegò.” Ha il cancro, sta morendo “e poi continuò, e a Mattia sembrava veramente un incubo, e voleva tappare le orecchie per non sentire, e voleva dire e urlare ad alta voce “bla bla bla”, come faceva da bambino per non sentire i rimproveri. “Era quello che mi voleva dire, era per dire quello che era venuto ieri sera, ed io…cosa ho fatto? Ho guardato e non ho visto, troppo preso da me stesso “Lisa continuava a parlare, a raccontare, ma Mattia non era più lì, era lontano anni luce da lì, perso tra i suoi “ma, forse, se, perché ecc…”
La lasciò sul posto, lei fece per trattenere il polso, ma poi ci ripensò, era giusto così.
Franco lo vide, abbassò il finestrino e tolse la mascherina. Erano faccia a faccia. “Dicono che devo respirare da qui quando non ce la faccio. Io lo faccio perché mi fa sembrare figo,non trovi? Magari qualche infermiera si intenerisce e mi fa la respirazione bocca a bocca, no?”
Mattia lo guardò e solo ora lo vide davvero, era provato e stanco, solchi sotto gli occhi, aveva un modo diverso di parlare, quasi a scandire le parole una a una, era dimagrito, come aveva fatto a non accorgersi?
“Sta cercando di farmi forza, lui a me, lui a me…”Pensava Mattia.
Aveva sempre avuto tanta stima per il suo amico, aveva sempre pensato fosse un grande, e lo era per davvero.
Sentì le lacrime premere per uscire, poi guardò Franco che accennava un sorriso, le trattenne. “Lo sai che se lo fai per una donna è ok, ma se lo fai per un uomo, cosa sei?”
“Sei gay “rispose Mattia. Sorrisero.
Franco si portò di nuovo la mascherina al volto, trasse un gran respiro. “È veramente stanco “pensò Mattia.
“Potrebbero metterci qualche aroma, che so gelato al cioccolato, per esempio, no?” Disse Franco.
“Al cioccolato? Si, magari pure la panna, lo vedi che sei gay allora? Inconfutabilmente gay”.
rispose Mattia.
Risero.
Lisa li osservava da lontano, sembravano due bambini, erano teneri pensò. Nella gioia immensa e nella malattia, si ritorna un po’ bambini.
“Mi dici una cosa? “disse Mattia.
“Ancora? Su, fa presto potrei morire prima che tu finisca di chiedere” rispose ridendo Franco.
“stronzo fino alla fine! “Rispose Mattia, e aggiunse “Perché non me lo hai detto?”.
Franco sorrise “Avevi bisogno di me, e ti ho ascoltato, questo fanno gli amici, no?”
Mattia non riusciva a reggere lo sguardo, abbassò per un attimo la testa e poi disse “va e torna vincitore, io ti sarò vicino “si avvicinò ancora un po’ all’ amico “se ti abbraccio mi metti nella lista dei gay?”
Tossendo e ridendo allo stesso tempo, Franco rispose “fallo pure, tanto gay già lo sei”.
Erano proprio teneri, Lisa sorrise a vederli.

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